Il concorso

| perché scarabimbocchio |

Era il 2020.

Eravamo in pieno smarrimento causato da un evento di cui non capivamo la consistenza, la potenza, la possibilità di uscirne.

Un evento che ci ha costretti alla solitudine, alla mancanza.

Noi, da molti anni, lavoriamo nelle scuole e giochiamo e “sentiamo”, più o meno, duemila bambini l’anno.

Di colpo: zero.

Non era giusto.

Per loro e per noi.

Non andava bene.

Così, nel tanto tempo che avevamo a disposizione, ci è capitato, di rimettere a posto un po’ del materiale che utilizziamo nei giochi con i bambini e i ragazzi. Ci è finito fra le mani un foglio, scritto da una bambina, che ci ringraziava per aver giocato con lei al Teatro: ma man mano che la frase andava avanti, la scrittura si faceva più piccola fin quasi a diventare uno scarabocchio.

Allora abbiamo pensato a quanti bambini, quanti adolescenti hanno delle cose da dire, da chiedere, da capire.

Quanti mondi vivono dentro di loro, quanti supereroi, quanti spaventi.

Forse il problema è che non sempre hanno la possibilità di raccontarli davvero, quei mondi, quei supereroi, quegli spaventi. Forse, alla fine, quelle necessità finiscono in uno scarabocchio.

Ecco, quindi, il perché di “scaraBIMBOcchio”.

Perché anche gli scarabocchi possono essere importanti.

Abbiamo pensato che raccontarsi, attraverso la scrittura di un racconto, potesse essere la chiave di volta.

Abbiamo pensato di far diventare “scaraBIMBOcchio” un concorso letterario perché le parole scritte dai bambini e dai ragazzi avessero un riconoscimento: un concorso alla creatività, al coraggio di mettersi in gioco, alla voglia o alla necessità di esprimersi.

È stata poi inserita una categoria, quella degli Over 18, perché ci piace l’idea di invitare gli adulti a giocare con noi scrivendo per l’infanzia e l’adolescenza, accorciando le distanze e regalando ai più piccoli nuove storie da leggere e ascoltare.

“scaraBIMBOcchio”, in un certo senso, vuole essere quell’amico quasi invisibile a cui affidare e confidare le proprie visioni, le proprie speranze, le proprie paure sapendo che quell’amico starà ad ascoltare tutta la storia, dalla prima parola all’ultima.

Sempre.